La mia chaise-longue è sempre aperta sul ponte della chiatta. Vi siedo con un fazzoletto in testa e un bicchiere mezzo pieno d’essenza di finocchio ai piedi. Non ho mai niente da fare e vivo su questo barcone.
Se vi avvicinate, noterete che i miei occhi sono chiusi. Ma se mi alzate le palpebre troverete un duca che cavalca a salti regolari nell’acquitrino fangoso della Storia, e negli occhi del duca un altro Cidrolin che sogna, così all’infinito, come dentro due specchi posti l’uno di fronte l’altro.
Fino al giorno in cui mi sarà possibile dare un appuntamento alle mie visioni e vedere finalmente, sotto una pioggia torrenziale, la mia Arca piena di animali parlanti staccarsi dal molo d’ormeggio, le brutture cancellarsi dalle staccionate del tempo e piccoli fiori blu sbocciare sulla riva.



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