Volevo crescere in fretta, ma mi fidai di una scorciatoia. Ero un giovane tenente, di stanza nello «sgabuzzino delle porcherie» del mondo. Per non perdere la pista, così mi avevano insegnato, mi misi a seguire il puzzo delle carcasse dei muli in una boscaglia africana affollata da demoni, uccelli neri e donne senza tempo.
Da quel momento divenni prigioniero delle ruote dentate del destino. Disertai, mi feci ladro, omicida, fui contagiato dalla lebbra e nel viaggio smarrii una dietro l’altra le lettere della mia fidanzata lontana come i petali di un’esistenza precedente, che più non mi riguardava.
Prima che tutto si ricomponesse, dopo i vapori di un’allucinazione. E solo per scoprire l’ambiguità di ogni cosa e che la vita è «un dado senza punti».
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