Che il tempo fosse andato fuori giri, ne avevo avuto spesso la sensazione. Piccole contraddizioni, incongruenze. Come cercare un interruttore che non c’è o salire su un gradino che non esiste. Crepe che si aprivano nel corso normale delle settimane. Macchie d’umidità tra un pensiero e un altro. A volte mi prendeva il sospetto che avessi passato la vita altrove, ma non lo ricordassi più. E che Old Town, la mia città, fosse completamente fittizia, con tutti i suoi abitanti, e negozi, edifici, strade, le sue automobili, i suoi calendari. Nelle mie periodiche allucinazioni la realtà ammutoliva, le cose svanivano: al posto di un chiosco di bibite non restava che un bigliettino di carta con il suo nome. Solo le parole non cessavano di esistere.
Allora credevo di essere uno psicotico, un malato di mente, un fannullone che per vivere risolveva tutti i giorni un gioco idiota. Avevo quarantasei anni, era il 1959 e sul giornale c’era sempre la mia foto: il Vincitore Assoluto del concorso della Gazette «Dove sta l’omino verde?» Da ventiquattro mesi ininterrotti indovinavo il quadratino esatto tra i 1208 del modulo. Mi pagavano cento dollari la settimana. Ma ci lavoravo su per ore: analizzavo sequenze, tabelle, grafici, seguivo associazioni irrazionali. Alle sei di ogni pomeriggio spedivo le buste con le soluzioni. In quell’universo senza stress di lotterie e celebrità vivevo con una sorella e un cognato e insegnavo a mio nipote come si costruisce una radio a galena. Gli raccontavo dei due anni che avevo trascorso su un’isola del Pacifico, durante la guerra, a scommettere con un compagno a che ora avrebbe piovuto. Era lì che avevo sviluppato il mio talento misterioso.
Avrei potuto continuare in eterno a vivere il mio tempo sospeso e illusorio, che riguardava più l’infanzia che il presente, ma volli vedere cosa c’era dietro il suo fondale. Sapere se i miei ricordi mi appartenessero per davvero oppure io stesso non fossi invece un altro: un creatore di moda, un imprenditore di alluminio sintetico… e mi trovassi nel mezzo di una guerra civile; e non stessi giocando, ma prevedendo il luogo dove sarebbe caduto il prossimo missile; e potessi smettere di esistere anch’io, da un momento a un altro. Diventare un numero su un elenco telefonico del futuro. Un pezzo di carta in una scatola di metallo.
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