Ho i capelli a spazzola, un maglione a righe e gli occhi azzurri, ma sono alto appena come un bambino di tre anni perché a tre anni smisi di crescere. Per rancorosa e imperativa rivolta. Sono il tamburino nano, lo gnomo burlone e misogino, il Pollicino furbo e ambizioso, il piccolo picaro goloso che corre sulla brace dell’incendio e con un solo grido frantuma vetrate e cristalli e lampadine. Contrariamente alla mia statura ho un temperamento esagerato ma in accordo con lei sono incline al fantastico. In fondo, nulla è più irreale del tempo deforme in cui vivo dove tutto è favola grottesca, tragica e feroce parodia: le adunate nelle piazze, il passo d’oca degli eserciti, il viso scavato dei deportati…
Suonare nei corridoi di un manicomio il tamburo di latta sopravvissuto alla mia infanzia sarà il mio modo di ricordare, l’eco buffonesca e percussiva della follia degli uomini.



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