Io non abito un romanzo, ma un arcipelago di lettere. Da quando il Tribunale speciale per la sicurezza dello Stato mi ha condannato a invecchiare nel carcere di Turi, per sopravvivere mi sono fatto personaggio e ho dilatato i confini della mia cella popolando queste pagine-isole di un’infinita biblioteca, della rete dei miei affetti e dei miei umori, della mia infanzia ritrovata, del fantasma di mia madre. Perché non si perda nemmeno un’oncia della vita che mi è preclusa.
Volta per volta, da piccolo capopopolo sono stato un gigante per un anarchico, un ammaestratore di passerotti e un Olandese Volante per i miei figli, una leggenda alla Dumas per gli operai che mi storpiavano il nome in Garamascon… Insomma, niente di più di un Robinson ingobbito disperatamente sui libri per riscattarsi dalla violenza subita e resistere a ogni abbattimento fisico e morale. Come una ginestra fiorita in cattività.



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