Che le parole possano toccare, anche quelle taciute, essere preghiera e coltello, scavo e sudore, aprire l’anima e denudare i corpi, svelare la natura degli uomini e quella dell’amore, l’ho sempre saputo, sin da quando a vent’anni sedevo dietro a donne sole e vestite di nero, sugli autobus, fischiando nelle loro orecchie struggenti melodie sentimentali.
Mi era bastato uno sguardo per imparare Myriam a memoria. Io, con la mia malinconia magra e la barba chiara e rada, squieto e complicato, primitivo e infantile; lei, con un viso da bambina per bene e un desiderio imprevisto sulle labbra.
L’offerta di un filo di lettere fu tra noi un’alleanza segreta, un patto di sangue. Un viaggio in un luogo dove ogni istante misura la stessa distanza dal centro del tempo. E si può vincere la paura di condividere quello che non si vede. Riconoscere le verità soltanto intuite e i giorni maledetti, l’intima somiglianza di due tazze sbrecciate nello stesso punto.
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