Per me il presente è un orrore inerte, una corsa idiota. Mi alzo alle cinque di mattina, mi lavo, mi faccio la barba, mi preparo un caffè e vado, corro fino alla piazza Principale, salgo sul bus, chiudo gli occhi…
Il tempo è un sogno lacerato. Ieri abitavo in un villaggio senza nome, vicino al cimitero; ieri ero figlio di una zingara che rubava e andava a letto con tutti; ieri amavo il vento, la pioggia, le nuvole; ieri andavo a scuola, con voti eccellenti; ieri affondavo con violenza il coltello nel corpo di mio padre perché attraversasse anche quello di mia madre; ieri emigravo, cambiavo nome, diventavo niente per diventare uno scrittore; ieri aspettavo Line, la mia storia impossibile, la mia sorellastra… oggi lavoro ancora alla fabbrica di orologi, mi sono sposato, ho due figli, non scrivo più, non aspetto più nulla perché non c’è niente da aspettare.



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