Leggere la mia storia è come ripartire da capo. Dal trasloco in cui fui partorito; dalla tenerezza disperata della mia infanzia, dalla quale non guarii mai; dalla taciturna sopravvivenza delle ceneri di un padre ragazzo, morto nella grande guerra; dalla benedizione e dalla maledizione di essere poveri e di crescere tra nude necessità e oggetti senza nome, in un’isola di calore; dalla conversazione in Algeria con la schiena curva di mia madre che tratteneva tutta la stanchezza e tutta l’infelicità del mondo; da questa ostinazione di vivere che mi ha sempre abitato e mantenuto intatto; dalla ribellione per l’assetto iniquo della società e per tutto ciò che è convenzionale; da una nonna energica con i piedi deformati e l’odore della vecchiaia addosso e uno zio sordomuto; da un maestro alto e robusto che credeva nelle mie capacità…
E tutto per imparare ad allevarmi da me, a nascere di una nascita più dura, a non smettere più di nascere, a stare senza ricordi e senza fede nella vita «selvaggia e scintillante»… fino a un incidente d’auto e a una sacca di fogli manoscritti pieni di correzioni e di rimandi. Jacques sguardo azzurro e viso lungo. Jacques orgoglio cattivo. Jacques tristezza africana.
Chissà per quale vento di sabbia, per quale fuoco nero, alla fine, si torni sempre alla prima luce, a una lampada a petrolio rotonda, al deserto dell’ombra e al deserto del sole, alla vernice dei refettori, a una bottiglia di anisetta sulla tela cerata di un tavolo, all’odore di caffè tostato nei cortili e a quello di olio e cannella dei retrobottega, a una sala da pranzo piena di donne…



Scrivi il nome dell'autore del personaggio:

   
  1. HOME