Solo gli scacchi possono dissipare la mia malinconia. O la mia scontentezza. Perché, come dissi una volta a un amico, la malinconia è una finezza da fottuti letterati. E io sono solo uno studente emaciato, con i vestiti fuori misura, che mangia e vive come si mangia e si vive nei racconti di Jack London, sfidando ogni giorno la miseria e la fame. Con una passione.
Mi chiamano Topo di Scacchiera. Ma in realtà sono un re, un sovrano solitario che coltiva la sua natura con lo stesso riguardo che riserva ai ricordi. Tanto da rifiutare di fare del mio talento un mezzo di sostegno o una risorsa materiale. Di svendere per pochi yuan gli scacchi senza ideogrammi di mia madre, il loro quotidiano esercizio di strategia e di riflessione, questo viaggio duraturo tra valorosi rivali e nobili maestri.
La mia unica occasione per comunicare.



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