Tra le tante incombenze di uno Stato totalitario c’è anche quella di archiviare i sogni dei suoi sudditi. In un palazzo labirintico e misterioso. Un immenso Catasto di ciò che vedono gli uomini nel sonno.
È qui che lavoro. Dapprima come correttore di bozze di visioni brumose e impalpabili, racchiuse in fascicoli numerati, poi come interprete dei loro più riposti significati, alla ricerca del Sogno-Guida o Arcisogno, la premonizione che può salvare il tiranno e legittimare il suo potere e le sue vendette.
Discendo da una nobile famiglia albanese e nei corridoi del Tabir-Sarrail ho imparato che il mio è un popolo cupo e insonne e che i sogni variano a seconda dei gradi di temperatura o di umidità, del transitare delle comete, delle eclissi, dei terremoti.
Ma soprattutto che non c’è incubo peggiore del mio incarico. Perché chi controlla i sogni controlla gli uomini. Devasta l’ultimo asilo della libertà.



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